mercoledì 2 gennaio 2013

Books in the tardis #01



Il dream away è una rubrica ideata da me in cui, semplicemente, parlerò dei libri che vorrei leggere... è una wish list in pratica, niente di più!


« In fondo all’anima non riesco a credere di soffrire. »

titolo: Memorie dal sottosuolo. Storia di una nevrosi
autore/i: Fëdor Dostoevskij
anno pubblicazione: 1894

trama: Uscito a puntate, nel 1865, sulla rivista "Epocha" (Epoca), Ricordi dal sottosuolo, scritto sotto forma di un monologo-confessione, è uno dei più terribili e impietosi viaggi all'interno della coscienza umana della letteratura europea. Il protagonista è un ipocondriaco che vive ai margini della società, scrutandola (e scrutandosi) con odio e sospetto. E il romanzo della svolta artistica e filosofica dello scrittore russo. Come scrive Pacini nella sua Introduzione, in questo romanzo "Dostoevskij ha individuato e descritto il nemico da combattere: quel sottosuolo che è la quintessenza di ciò che chiude l'uomo nel cerchio dell'odio e della lotta, che lo fa arroccare su se stesso, condannandolo a macerarsi nella solitudine e nella disperazione. Da questo momento la sua vita come romanziere è definitivamente segnata, ed egli la perseguirà convinto che sia l'unica via praticabile, quella che conduce verso l'amore e verso Cristo". (fonte)


« Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni di questo mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, tanto che alla superficie della felicità salgano solo bollicine, come sul pelo dell’acqua; gli si dia di che vivere, al punto che non gli rimanga altro da far che dormire, divorare dolci e pensare alla sopravvivenza dell’umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano vi giocherà un brutto tiro, per pura ingratitudine, solo per insultare. Egli metterà in gioco perfino i dolci e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, solo per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e fantastico elemento. Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità… »

i miei pensieri: Sono anni che questo libro giace, immobile, sul mio immaginario comodino! Me ne sono innamorata anche solo leggendo le varie quotes che si trovano nel web! Ora, sulla scia della mia nuova ossessione per la letteratura russa e della reading challenge sui classici, mi son decisa e voglio assolutamente leggerlo! L'ho già inserito nella lista, devo solo decidere quando leggerlo :D


« Niente sono riuscito a diventare: né cattivo, né buono, né ribaldo, né onesto, né eroe, né insetto. E ora trascino la mia vita nel mio angolo, aggrappandomi alla maligna e magrissima consolazione che un uomo intelligente non può in verità diventar nulla, e che solo gli sciocchi diventano qualcosa. »

ALBERTO MORAVIA: Per la prima volta Dostoevskij rivolge consapevolmente e, diciamolo, pure, spietatamente lo sguardo a se stesso. […] Per la prima volta, riprendendo la metafora del titolo del racconto, Dostoevskij prende una lampada e discende dall’appartamento al primo piano in cui è sinora vissuto, giù nel sottosuolo della casa. […] Chi è l’”io” narrante dei Ricordi dal sottosuolo? Egli è, realtà soltanto un uomo “del sottosuolo” cioè un uomo che non si reprime come è d’obbligo nell’appartamento del prima piano per la buona ragione che non fa parte di alcuna società e allora a che serve reprimersi se si è fuori dalla società? È un uomo, però, sincero fino alla indecenza, fino alla spudoratezza, fino all’autoflagellazione. Insomma è un uomo “che si confessa”; ossia, diciamolo pure una buona volta, un’anima. (A. Moravia, Introduzione, in M.F. Dostoevskij, Ricordi del sottosuolo, Bur, Milano 1975 p. 5-11.)


« In conclusione, signori miei, è meglio non fare proprio nulla! è meglio un inerzia cosciente! e dunque, viva il sottosulo! »

1 commento:

  1. Ho letto questo libro un paio d'anni fa e devo ammettere che è stata una lettura disturbante. Dostoevskij non indora la pillola e non fa nulla perché il libro e il suo protagonista piacciano al lettore: ti butta in faccia la verità e le brutture del mondo del narratore (brutture che in molti casi, purtroppo, sono visibili e vivibili ancora oggi).
    Insomma, non un "bel" libro, ma sicuramente una lettura che fa riflettere - sono curiosa di sapere che ne penserai :)

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